Trauma e Dissociazione alla luce della teoria dell’attaccamento (prima parte).

L’ultima edizione del DSM-IV 1 propone, rispetto all’edizione precedente, di cancellare l’antico termine di Personalità Multipla – considerato a lungo adatto ad indicare il più completo ed emblematico fra i disturbi dissociativi della coscienza – e di sostituirlo con quello di Disturbo Dissociativo dell’identità. Invece che ad un essere umano con due o più personalità, la nomenclatura proposta dalla nosografia psichiatrica corrente ci invita dunque a pensare ad una identità dissociata, composta da due o più “stati di personalità” (personality states) fra loro diversi, e non integrabili nella memoria di sé. “Identità dissociata” è un ossimoro, mentre “personalità multipla” non lo è. La persona, infatti, come ci insegna l’etimologia, è una metaforica maschera apposta sull’Essere, cosicché non vi è contrasto di significati nel termine “personalità multipla”: questo indica semplicemente che, anziché una sola maschera per ogni corpo umano, l’Essere potrebbe assumere talora più maschere in riferimento ad un solo corpo. “Identità”, invece, si riferisce a ciò che non muta nel tempo, restando sempre uguale a sé stesso.

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È allora un ossimoro accostare due parole di significato opposto come “identità” e “dissociazione”: significato opposto, perché il concetto psicopatologico di dissociazione implica un continuo mutare fra stati diversi, inconciliabili fra loro – stati di personalità non reciprocamente integrati, che si susseguono nel tempo senza che il soggetto (corporeamente unitario) di tali mutamenti mentali noti la transizione e, spiegandosene i motivi ed i modi, superi appunto la dissociazione attraverso una sintesi sovraordinata. L’identità dissociata è dunque un’identità disidentica. Possiamo notare una particolare sottigliezza concettuale celata nell’apparente contraddizione in termini dell’ossimoro suggerito dalla nomenclatura del DSM-IV. L’ ossimoro “identità dissociata”, infatti, invita a considerare l’idea che l’identità personale non sia un dato originariamente unitario ed antologicamente primario, ma sia piuttosto il frutto di processi di associazione fra subunità, parti di personalità o stati mentali fra loro diversi. Se questo processo di associazione (ovvero di integrazione, organizzazione o sintesi) per qualsiasi ragione fallisce, allora è possibile che il risultato del fallimento sia appunto, talvolta, l’identità dissociata.

Articolo AIPC Conoscere e combattere la violenza https://fai.informazione.it/30AEED66-6394-4153-A2AD-0A6896F1D05C/Un-nuovo-webinar-dell-AIPC-per-conoscere-e-combattere-la-violenza

Trauma e Dissociazione

Secondo l’autore, la dissociazione è un disturbo che si manifesta quando i processi associativi della coscienza falliscono a causa di esperienze traumatiche. In particolare, il Disturbo Dissociativo dell’Identità (DID) è il risultato di una mancata integrazione delle diverse parti della personalità, che si sviluppa in seguito a traumi intensi, spesso subiti durante l’infanzia. Una letteratura psicopatologica ormai abbondantissima non lascia dubbi sul fatto che vi sia una relazione fra esperienze traumatiche e disturbi delle funzioni integratrici della memoria, della coscienza e dell’identità; di che natura sia, esattamente, questa relazione appare però tutt’altro che facile da definire. Infatti, non sempre l’esperienza traumatica conduce ad un disturbo serio e durevole di tali funzioni integratrici (dissociazione), e reciprocamente non tutti i pazienti che soffrono di disturbi dissociativi della coscienza riportano esperienze traumatiche. L’esagerata fiducia riposta da alcuni clinici sulla stretta correlazione fra dissociazione e trauma ha condotto alcuni pazienti con disturbi dissociativi a credere, per l’influenza dello psicoterapeuta, di essere stati vittime di traumi (abusi sessuali o altri maltrattamenti da parte di familiari) che in effetti non si erano mai verificati.

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L’infondata convinzione di alcuni pazienti, di essere stati vittime nell’infanzia di traumi dimenticati – convinzione sviluppatasi in seguito della spiegazione dell’origine traumatica di tutti i disturbi dissociativi fornita da psicoterapeuti inavvertiti – è nota come sindrome della falsa memoria. Per traumi non intendiamo solo casi di violenza fisica o sessuale, i quali spesso vengono riportati dalle testate giornalistiche o sui social media, ma anche episodi di trascuratezza da parte di uno o entrambi i genitori, violenza psicologica, assistere a episodi di violenza domestica, separazioni da figure importanti per il bambino/a, lutti ed eventi naturali catastrofici (es. terremoti, incidenti, maremoti ecc.). Come i traumi che possono avvenire in età adulta, anche i traumi infantili possono derivare da eventi ed episodi esterni circoscritti o da una lunga serie di eventi traumatici ripetuti nel tempo: nel primo caso si parla di traumi circoscritti, nel secondo caso invece si parla di traumi multipli prolungati nel tempo (AA.VV  2021).

La teoria dell’attaccamento e la ricerca successiva forniscono una base per la comprensione dei meccanismi con cui si può produrre, oppure non produrre, dissociazione in conseguenza ai traumi, e persino per comprendere come la dissociazione possa essere effetto non solo di traumi direttamente subiti, ma anche dell’interazione priva di maltrattamenti con un genitore che soffra di traumi non elaborati.

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Il concetto di dissociazione implica un disgregamento dell’unità della coscienza e dell’identità. Questo avviene quando la coscienza non riesce a creare una sintesi integrativa degli stati di personalità differenti, il che porta a esperienze di frammentazione della coscienza. È interessante notare che il termine “identità dissociata” è considerato un ossimoro dall’autore, poiché l’identità si riferisce a qualcosa di stabile, mentre la dissociazione indica una condizione di cambiamento continuo e incoerente.

Bibliografia

Giovanni Liotti “Trauma e Dissociazione alla luce della teoria dell’attaccamento”, 2005 https://www.atquerivista.it/wp/wp-content/uploads/pdf/atque_20-21_6.pdf

AA.VV, Dissociazione, memorie traumatiche e somatizzazione nel DBP (prima parte), AIPC EDITORE, 2021. https://www.formazionecontinuaviolenza.it/2021/07/23/dissociazione-memorie-traumatiche-e-somatizzazione-nel-dbp-prima-parte-dissociation-traumatic-memories-and-somatization-in-bpd-first-part/

AA.VV, Dissociazione, memorie traumatiche e somatizzazione nel DBP (seconda parte), AIPC EDITORE, 2021. https://www.formazionecontinuaviolenza.it/2021/07/30/dissociazione-memorie-traumatiche-e-somatizzazione-nel-dbp-seconda-parte-dissociation-traumatic-memories-and-somatization-in-bpd-second-part/

AA.VV, I traumi infantili: parte seconda – trauma during childhood: second parte, AIPC EDITORE, 2021. https://www.traumaeviolenza.it/2021/05/25/i-traumi-infantili-parte-seconda-trauma-during-childhood-second-part-2/

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Profili di adolescenti che abusano dei genitori: un’analisi in prospettiva di genere

La violenza adolescenziale contro i genitori (VAP) continua ad essere la forma di violenza domestica meno studiata, anche se sono in aumento le denunce presentate da genitori e giovani che per questo motivo scontano provvedimenti giudiziari. Tuttavia, la prevalenza dei reati di APV riportata dalle statistiche ufficiali potrebbe essere inferiore ai valori reali, poiché i genitori sono riluttanti a segnalare i loro figli alle autorità (Williams et al., 2016).

Armstrong et al. (2018) hanno sottolineato che il percorso di vita che porta ragazzi e ragazze a coinvolgersi in reati di APV potrebbe essere diverso e che sarebbe utile studiare ciascun gruppo separatamente: le ragazze con misure giudiziarie (comprese quelle per reati di APV), sono state vittime di abusi fisici e sessuali, talvolta ripetuti, più spesso rispetto ai ragazzi. Il legame tra esposizione diretta alla violenza in casa e abuso genitoriale suggerisce che la vittimizzazione più frequente delle ragazze rispetto ai ragazzi potrebbe riflettersi in un’analisi di genere della violenza verso i genitori.

Per ogni persona è importante poter vivere nelle relazioni primarie un attaccamento sicuro per poter apprendere l’abilità di essere “funzionali” nelle relazioni interpersonali. Infatti, l’incapacità di tollerare gli umori altrui e la paura della perdita rimandano ad attaccamenti irrisolti, che possono produrre vissuti di inadeguatezza. Se il disagio relazionale supera il livello medio, possono subentrare incontrollabilità, impotenza e vulnerabilità, ecco perché è molto importante diventare responsabili dei propri trigger, ovvero dei grilletti che possono scatenare emozioni e convinzioni associate alla “ferita originaria”. (AA.VV, 2024).

I risultati riguardanti le conseguenze dell’esposizione alla violenza per ragazze e ragazzi sono coerenti con l’ipotesi della violenza bidirezionale, che spiega il legame tra l’essere testimoni della violenza domestica tra partner intimi durante l’infanzia e successivi comportamenti violenti nelle relazioni intime da adulti (Black et al., 2010). Si collegano anche alla teoria della trasmissione intergenerazionale della violenza, che afferma che esiste una relazione tra essere stati vittime di abusi infantili e abusare di bambini più tardi come adulti (Haselschwerdt et al., 2019).

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Questa trasmissione avrebbe origine dalle relazioni primarie traumatiche che provocherebbero la formazione di relazioni secondarie disfunzionali che genererebbero altre relazioni primarie traumatiche, è possibile interrompere tale trasmissione solo seguendo un percorso che preveda una valutazione psicotraumatologica, psicodiagnostica e psicofisiologica. (AA.VV, 2024).

Una violenza può generare nell’individuo un trauma che andrà ad influire sulla sua personalità e sul suo modo di instaurare e mantenere relazioni. In ambito relazionale, poi, si possono verificare dei trigger, delle esperienze che fungono da grilletto e che attivano la persona riportandola al momento traumatico e proprio a partire da ciò si può generare una seconda violenza. (AA.VV, 2024).

La relazione tra il genere dell’aggressore e della vittima ha attirato l’interesse della ricerca perché la APV è principalmente diretta verso le madri, in campioni comunitari, clinici e giudiziari (Holt, 2021). Quando le madri sono state precedentemente vittimizzate fisicamente dal padre, la violenza contro di esse è maggiore. Questo effetto è mediato dal genere dell’aggressore, riflettendo la socializzazione differenziale di ragazzi e ragazze secondo i ruoli culturali e gli stereotipi di mascolinità e femminilità.

L’integrazione del protocollo A.S.V.S. al percorso clinico può facilitare l’autoregolazione affettiva e il contenimento della ruminazione ossessiva, potenziale “movente” della commissione di gravi agiti violenti auto ed etero diretti. (AA.VV, 2023).

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Martin e Cortina (2022) hanno condotto un’analisi con ragazze e ragazzi tra i 14 e i 20 anni che hanno segnalato di aver commesso o di non aver commesso APV, basandosi sulla proposta di Armstrong et al. (2018) di indagare l’APV separatamente per ciascun genere, prendendo in considerazione variabili quali l’abuso di sostanze, il rendimento scolastico, la struttura familiare, la salute mentale, l’esposizione alla violenza, il concetto di sé, il calore parentale, i tratti di indifferenza e mancanza di emozioni, il narcisismo e il sessismo (correlati all’APV). Differenze statisticamente significative sono state riscontrate tra gli adolescenti che hanno riconosciuto di aver abusato dei loro genitori e quelli che non lo hanno fatto: la probabilità di APV aumenta per i ragazzi se sono stati vittime di violenza in strada, mostrano sessismo ostile e frequenza di uso di droga; mentre il concetto di sé familiare, subire violenza in classe e il concetto di sé sociale la riducono. Per le ragazze, la probabilità di APV aumenta se hanno subito violenza in strada, hanno visto violenza in TV, provano rabbia verso il padre, subiscono violenza in classe, hanno un buon concetto di sé sociale e una buona comunicazione con la madre, mentre il rendimento scolastico la riduce.  Nello studio, la presenza di violenza in casa ha predetto l’APV per le ragazze nella comunità, ma non per i ragazzi: questi profili diversi potrebbero essere il risultato di una socializzazione distintiva per ragazzi e ragazze, in base ai ruoli di genere e agli stereotipi di mascolinità e femminilità. Per i ragazzi, l’APV sarebbe un modo per esercitare controllo sulle madri, mentre per le ragazze sarebbe mirata a distanziarle dall’immagine di debolezza e impotenza femminile.

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Un tema essenziale per la prevenzione e il contrasto dei reati gravi contro la persona è quello dei “delitti familiari”, un delitto familiare è definito dai professionisti volontari dell’Osservatorio Nazionale sui delitti familiari come un omicidio, un tentato omicidio, un suicidio o un tentato che spesso segue un omicidio o un tentato. Il dato indicativo è quello del grado di familiarità che intercorre tra la vittima e l’autore di un delitto familiare. Dal 2013 i professionisti volontari dell’Osservatorio Nazionale sui delitti familiari raccolgono i dati pubblicati sulle testate nazionali aggiornandoli dopo gli sviluppi investigativi. (AA.VV, 2024).

Bibliografia:

AIPC Editore Roma, (2024). Sintesi Webinar AIPC “L’algoritmo della violenza”.

AIPC Editore Roma, (2024). Sintesi conferenza AIPC 19 gennaio 2024. Le relazioni interpersonali: dalla genesi alla nemesi

AIPC Editore Roma, (2023). Webinar AIPC gratuito “La Scienza della Violenza: dall’anamnesi al trattamento”.

Armstrong, G., Cain, C., Wylie, L., Mufti , L., & Bouffard, L. (2018). Risk factor profile of youth incarcerated for child to parent violence: A nationally representative sample.Journal of Criminal Justice, 58, 1-9. https://doi.org/10.1016/j.jcrimjus.2018.06.002

Haselschwerdt, M. L., Savasuk-Luxton, R., & Hlavaty, K. (2019). A methodological review and critique of the “intergenerational transmission of violence” literature. Trauma, Violence, & Abuse, 20(2), 168-182. https://doi.org/10.1177/1524838017692385

Holt, A. (2021). International and cross-cultural research on violence against parents. In T. K. Shackelford (Ed.), The SAGE handbook of domestic violence (pp. 841-858). Sage.

Martín, Ana M.; Cortina, Helena Profiles of Adolescents who Abuse their Parents: A Gender-based Analysis Anuario de Psicología Jurídica, vol. 33, no. 1, 2023, pp. 135-145 Colegio Oficial de la Psicología de Madrid DOI: https://doi.org/10.5093/apj2023a5.

Williams, M. Tuffin, K., & Niland, P. (2016). “It’s like he just goes off, boom!”: Mothers and grandmothers make sense of child-to-parent violence. Child and Family Social Work, 22(2), 597-606. https://doi.org/10.1111/cfs.12273

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LA DISSOCIAZIONE CONSEGUENTE AD UN TRAUMA

Il trauma, inteso come l’incapacità di integrare gli effetti di un evento nelle concezioni esistenti di sé e del mondo, non ha una relazione deterministica con una particolare tipologia di evento scatenante. Un evento non può essere considerato traumatico di per sé ma, eventualmente, potenzialmente traumatizzante (Van der Hart, Nijenhuis, Steele, 2006).

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Gli eventi traumatizzanti non sono solo i casi i violenza fisica o sessuale ma anche gli episodi di trascuratezza genitoriale, violenza psicologica sperimentata e assistita così come lutti ed eventi catastrofici (A.A.,V.V., AIPC, 2021). Uno stressor, che può essere rappresentato da un evento traumatizzante, determina le reazioni corporee di ipoarousal e iperarousal con annessa attivazione dell’emisfero destro. Una reazione successiva è la dissociazione.

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La dissociazione da iperarousal determina il rilascio di numerosi oppiodi endogeni che consentono una forma di ottundimento del dolore (A.A.,V.V., AIPC, 2021). La dissociazione da trauma consiste nella divisione della personalità in risposta ad eventi con potenziale traumatizzante.

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Due le categorie di parti dissociative: la parte apparentemente normale della personalità (ANP) e la parte emozionale (EP) (Van der Hart, 2024). La divisione fra le due parti viene riflessa dai sintomi tipici del PTSD. Le parti dissociative di personalità possono interagire fra loro e con altre persone. La parte emozionale vive al tempo del trauma e può determinare la messa in atto di comportamenti, anche violenti.

Bibliografia e Sitografia

A.A., V.V., AIPC (2021).I traumi infantili : parte seconda- Trauma during childhood: second part. AIPC EDITORE https://www.formazionecontinuaviolenza.it/2021/05/25/i-traumi-infantili-parte-seconda-trauma-during-childhood-second-part/

A.A., V.V., AIPC (2021).Il trauma relazionale. Una lettura neurobiologica. AIPC EDITORE https://www.flipsnack.com/57FCBDDD75E/il-trauma-relazionale.html

Van der Hart, O. (Trad. 2024). Dissociazione da trauma. Una prospettiva Neojanetina. Milano: Raffaelo Cortina Editore.

Van der Hart, O., Nijenhuis, E. R. S, Steele, K., (2006).The Haunted Self: Structural Dissociation and the Treatment of Chronic Traumatization. New York:WW Norton & Co.

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FEMMINICIDI – Più di 65 anni, mogli o madri: le anziane non sono vittime di serie B

Rosa D’Ascenzo, 71enne romana, fu portata al pronto soccorso con una ferita alla testa il primo gennaio: il marito disse che era caduta dalle scale. Il suo è il primo femminicidio del 2024. Presentano caratteristiche simili le uccisioni di donne over 65, perlopiù commessi da mariti o ex mariti o da figli maschi. Giornalisticamente sono notizie che occupano un posto limitato: non ci sono foto di giovani donne prese dai social, a conferma di quell’ “estetica” della morte alla quale siamo assuefatti, come riporta “L’espresso” – Numero 36 Anno 70; 6 Settembre 2024.

Il database delle donne uccise all’interno di “delitti di genere” in Italia ci dice che 22 delle 54 morte nel 2024 “in ambito familiare-affettivo” come le definisce il report del Ministero dell’Interno, avevano più di 65 anni. Di queste, 17 avevano più di 70 anni.

Tema essenziale per la prevenzione e il contrasto dei reati gravi contro la persona è quello dei “delitti familiari”: un delitto familiare è definito dai professionisti volontari dell’Osservatorio Nazionale sui delitti familiari come un omicidio, un tentato omicidio, un suicidio o un tentato che spesso segue un omicidio o un tentato. Il dato indicativo è quello del grado di familiarità che intercorre tra la vittima e l’autore di un delitto familiare. Dal 2013 i professionisti volontari dell’Osservatorio Nazionale sui delitti familiari raccolgono i dati pubblicati sulle testate nazionali aggiornandoli dopo gli sviluppi investigativi. (AA.VV, 2024).

L’Osservatorio Nazionale sui delitti familiari riporta nel I semestre del 2024 (dal mese di gennaio al mese di giugno) 110 vittime donne (36%), delle quali 52 vittime di omicidio (40,3%), 49 vittime di tentato omicidio (36%), 5 vittime di suicidio (16,7%) e 4 vittime di tentato suicidio (36,4%).

Per quanto riguarda il grado di familiarità tra la vittima e l’autore, 63 (il 20,4%) erano legati da un rapporto di parentela, 132 da un rapporto di conoscenza (42,7%), 57 erano Partner (18,4%) e 16 Ex partner (5,2%). (AA.VV, 2024).

I moventi prevalenti sono: gelosia, possesso, incapacità ad accettare la fine di una relazione, vendetta, rivalsa, paura della solitudine e della vecchiaia, difficoltà ad affrontare la propria malattia o quella del partner, depressione.

La consapevolezza e l’attenzione mediatica non si replica per ogni femminicidio, tanto meno nei casi di uccisione delle anziane, pur rientrando a pieno titolo nella categoria dei delitti da contestualizzare dentro un sistema culturale di disparità nei rapporti di potere che caratterizza la relazione tra uomo e donna, osserva Paola Di Nicola Travaglini, magistrata, consigliera di Corte di Cassazione e consulente giuridica della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio della precedente legislatura.

La manifestazione estrema della violenza perpetrata contro le donne trova origine nei continui atteggiamenti di oggettivazione femminile e nel potenziale di sopraffazione maschile. La ricostruzione mediatica è di solito banalizzata, romanticizzata o drammatizzata.

Nelle testate giornalistiche sembra scarseggiare un’attenta descrizione delle donne che hanno subìto la violenza, le quali vengono invece identificate perlopiù mediante la funzione relazionale rispetto all’omicida e private della propria identità sociale e professionale. A differenza delle vittime, i colpevoli godono di un ampio spazio nella notizia, e la loro identità è posta in risalto. Di conseguenza, anche la violenza da loro compiuta subisce spesso un processo di mitigazione, sia venendo descritta come evento fortuito ed imprevedibile (e quindi non esplicitamente ascrivibile all’omicida), sia suggerendo che sia avvenuta per un concorso di colpe, per cui la vittima stessa avrebbe, attraverso il proprio comportamento, provocato una reazione estrema nell’uomo. Similmente, anche la descrizione del movente contiene elementi che minimizzano la colpevolezza del femminicida: i concetti di litigio, amore e malattia vengono impiegati in maniera eccessiva e limitano esponenzialmente la possibilità di interpretare i femminicidi in maniera critica e trasversale, e si registra una sovrabbondanza di strategie eufemistiche che contribuiscono a ridimensionare la gravità dell’atto violento e che si traducono in una parziale (e talvolta totale) assoluzione del colpevole. La comunicazione giornalistica parrebbe essere essa stessa portavoce di una visione dei rapporti di genere faziosa e iniqua, impedendo di fatto il superamento di quel complesso di logiche di dominio maschile e di subalternità femminile di cui il femminicidio non è che l’estrema espressione. (Abis, Orrù 2016).

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Bibliografia:

L’espresso – Numero 36 Anno 70; 6 Settembre 2024

AIPC Editore Roma, (2024). Campagna Delitti Familiari – I Semestre 2024.

AIPC Editore Roma, (2024). Sintesi Webinar AIPC “L’algoritmo della violenza”.

Abis S., Orrù P. (2016), Il femminicidio nella stampa italiana: un’indagine linguistica, in gender/sexuality/italy, 3, pp. 18-33.

Ebook AIPC “Rubrica Delitti Familiari settimana dal 29 agosto al 4 settembre 2024”.

La rubrica Weekly riporta i casi della settimana e permette un monitoraggio ancora più costante, inoltre, è possibile correlare settimanalmente i casi di tutte le settimane dell’anno. La rubrica Delitti Familiari Weekly si aggiunge a quella mensile, trimestrale, semestrale e annuale. Info 3924401930.

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Qui è possibile ascoltare i podcast di Formazione Continua Violenza sul canale Spotify dell’A.I.P.C.

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Lo sportello di ascolto ed orientamento dell’A.I.P.C. sul benessere personale e relazionale è dedicato a tutte le persone senza distinzione di genere e con il versamento di un contributo spese, una valutazione psicodiagnostica e psicofisiologica e training individuali, di coppia, di gruppo e familiari. Per chi si occupa o intende occuparsi di violenza con strumenti scientifici l’A.I.P.C. propone, con il versamento di un contributo spese, in presenza o a distanza, una formazione specialistica e una supervisione sia individuale che di gruppo.

Il numero unico A.I.P.C. è il 3924401930 attivo tutti i giorni comprese le festività natalizie dalle ore 12:00 alle ore 16:00 e la e-mail è aipcitalia@gmail.com.

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E-book AIPC Rubrica Delitti Familiari settimana dal 29 agosto al 4 settembre 2024. È possibile sfogliare l’ebook cliccando sul link: https://flipbookpdf.net/web/site/d9d666200063fa736ad4f306829d236858290b71202409.pdf.html

Podcast AIPC Rubrica Delitti Familiari settimana dal 29 agosto al 4 settembre 2024.  È possibile ascoltare gratuitamente il podcast cliccando sul link: https://www.formazionecontinuaviolenza.it/2024/09/09/podcast-aipc-rubrica-delitti-familiari-settimana-dal-29-agosto-al-4-settembre-2024/


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Pillole dedicate alla Psicologia e alle Neuroscienze a cura dell’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia.

I video sono stati realizzati dai dottori e dottoresse in Psicologia che stanno svolgendo il tirocinio presso l’A.I.P.C. La pillola di oggi è dedicata alla Rubrica Delitti Familiari della settimana Pillola AIPC dedicata alla Rubrica sui delitti familiari settimana Pillola AIPC dedicata alla Rubrica sui delitti familiari settimana dal 29 agosto al 4 settembre 2024. Info 3924401930.

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Lo sportello di ascolto ed orientamento dell’A.I.P.C. sul trauma relazionale è dedicato a tutte le persone senza distinzione di genere e con il versamento di un contributo spese, una valutazione psicodiagnostica e psicofisiologica e training individuali, di coppia, di gruppo e familiari. Per chi si occupa o intende occuparsi di violenza con strumenti scientifici l’A.I.P.C. propone, con il versamento di un contributo spese, in presenza o a distanza, una formazione specialistica e una supervisione sia individuale che di gruppo.

Il numero unico A.I.P.C. è il 3924401930 attivo tutti i giorni comprese le festività natalizie dalle ore 12:00 alle ore 16:00 e la e-mail è aipcitalia@gmail.com.

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WEBINAR gratuito “VERSO UN’EZIOLOGIA DELLA VIOLENZA?” 19 Settembre 2024, ore 18:00/19.30
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MASTER in presenza, 100 ore – 50 ECM “VALUTAZIONE E TRATTAMENTO SCIENTIFICO INTEGRATO DEL TRAUMA RELAZIONALE E DEI DISTURBI PERSONALI E RELAZIONALI” per informazioni ed iscrizioni cliccare sul link: https://www.mastertraumarelazionale.it/

SONDAGGIO AIPC “LOYALTY TEST” – “Test di lealtà/fedeltà”. Se hai età compresa tra i 18 anni e i 70 anni. Se sei residente in Italia, partecipa a questo breve sondaggio che ti ruberà solo qualche minuto. Il sondaggio è in forma anonima, sarà garantita la sua privacy e i dati saranno utilizzati a solo scopo di ricerca. Per partecipare è sufficiente cliccare sul link e rispondere alle domande:  https://qualtricsxmpw6mm57yn.qualtrics.com/jfe/form/SV_e8mk1tew09rYKgu

E-book AIPC Rubrica Delitti Familiari settimana dal 29 agosto al 4 settembre 2024. È possibile sfogliare gratuitamente l’ebook cliccando sul link: https://www.delittifamiliari.it/2024/09/09/ebook-aipc-rubrica-delitti-familiari-settimana-dal-29-agosto-al-4-settembre-2024/

Podcast AIPC Rubrica Delitti Familiari settimana dal 22 al 28 agosto 2024.  È possibile ascoltare gratuitamente il podcast cliccando sul link:
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Pillole dedicate alla Psicologia e alle Neuroscienze: Rubrica Delitti familiari settimana Pillola AIPC dedicata alla Rubrica sui delitti familiari settimana dal 29 agosto al 4 settembre 2024. È possibile leggerlo cliccando sul link: https://www.centroitalianonarcisismo.it/2024/09/09/pillole-dedicate-alla-psicologia-e-alle-neuroscienze-a-cura-dellassociazione-italiana-di-psicologia-e-criminologia-9/

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SONDAGGIO AIPC “LOYALTY TEST”

I social media hanno svolto un ruolo importante nelle interazioni sociali degli adolescenti: molti di loro utilizzano le piattaforme come fonte per creare connessioni mentre si condividono esperienze e si impara di più sulle proprie simpatie e antipatie. Inoltre, più tempo gli utenti trascorrono online, più è probabile che abbiano punti di vista alterati, come la loro prospettiva sulle relazioni romantiche (Smith et al., 2021).

Una delle ultime tendenze su Tik Tok, una delle piattaforme social più trionfanti a livello globale (Sarnou & Dekhi, 2021), si chiama “Loyalty test” – “Test di lealtà/fedeltà”.

Il test viene utilizzato nelle relazioni sentimentali per testare la lealtà e fedeltà del proprio partner attraverso l’intervento di una terza persona che avrà il compito di verificare, contattando il partner e instaurando una conversazione con lei/lui, quanto questa/o sia fedele.

Richiesto sempre da più persone, questo fenomeno si è trasformato in un business vero e proprio: il sito Lazo è solo una delle tante opzioni per capire se il proprio partner si comporti in modo leale. Nel sito è presente un catalogo di persone, definite “Checker” che, previo pagamento, sono disposte ad aiutare il partner sospettoso. Il suo co-fondatore, racconta che la piattaforma nasce da “dubbi e incertezze” che molti giovani provano sulla fedeltà del proprio partner, “spesso dovuti alla facilità con cui ci si può connettere con gli altri online”. Aggiunge inoltre che la maggior parte delle “verificatrici” sono state tradite in passato, e lavorano per assicurarsi che altre ragazze non debbano passare la stessa dolorosa esperienza.

La psicologa delle relazioni Maired Molloy, intervistata da NationalWord crede che la tendenza del “Test di lealtà” sollevi domande sulla fiducia, sulle relazioni e sulle dinamiche psicologiche in gioco: la fiducia è un pilastro fondamentale in ogni relazione e testarla per una convalida personale e/o pubblica può avere conseguenze dannose. Ad esempio, se il partner dovesse fallire il test (il “fallimento” è giudicato dagli utenti il “cedere” alle avance del/della “Checker”) o dovesse superarlo ma scoprire l’inganno, potrebbe portare alla fine della relazione, sentendosi insicura/o. Molloy aggiunge che la pressione per mostrare lealtà su una piattaforma come Tik Tok può distorcere le emozioni genuine, portando gli individui a mettere in scena uno spettacolo o un comportamento distorto piuttosto che una vera o autentica espressione di impegno nella loro relazione.

Secondo la terapista sessuale e di coppia Rhian Kivits se qualcuno sente il bisogno di mettere alla prova la lealtà del partner potrebbe essere insicuro o temere di essere tradito: questo potrebbe dipendere da problemi di fiducia nella persona stessa o dalla scarsa autostima piuttosto che dall’effettiva lealtà del partner.

Sturmer afferma che se si è preoccupati per la lealtà del partner è consigliato esplorare due livelli: il primo è cosa sta succedendo alle proprie emozioni (forse ci si sente spaventati, ansiosi o gelosi), chiedendosi se si sia innescato da qualcosa che sta succedendo nella relazione o si tratta di problemi più radicati; il secondo è considerare se i sospetti sono giustificati, interrogandosi su alcuni “segnali d’allarme” percepiti e trovando un modo per comunicare con calma con il partner, in modo da offrirgli l’opportunità per discutere onestamente della situazione.

WEBINAR gratuito “VERSO UN’EZIOLOGIA DELLA VIOLENZA?” 19 Settembre 2024, ore 18:00/19.30
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TRAUMA RELAZIONALE E DEI DISTURBI PERSONALI E RELAZIONALI
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Eventi dedicati, in particolare, ai professionisti sanitari dei CAV dei CUAV e delle Forze dell’Ordine, a queste categorie nel MASTER sono riservati quattro posti e altrettante borse di studio.


L’equipe di professionisti volontari dell’A.I.P.C., ETS fondata nel 2001 ha strutturato il sondaggio per le persone con età compresa tra i 18 anni e i 70 anni. Se sei residente in Italia, partecipa a questo breve sondaggio che ti ruberà solo qualche minuto. Il sondaggio è in forma anonima, sarà garantita la sua privacy e i dati saranno utilizzati a solo scopo di ricerca. Questo sondaggio anonimo intende di esplorare le opinioni e le attitudini delle persone rispetto all’impiego del “Loyalty Test”.

La invitiamo a compilare il sondaggio e se credesse anche a condividerlo. Il suo contributo è prezioso. Grazie della collaborazione. Entro la fine del mese di Settembre saranno pubblicati sui nostri siti i risultati.

Per partecipare è sufficiente cliccare sul link e rispondere alle domande: https://qualtricsxmpw6mm57yn.qualtrics.com/jfe/form/SV_e8mk1tew09rYKgu

Bibliografia:

Sarnou, H., & Dekhi, AK (2021). Indagine sull’effetto dell’app TikTok sulla trasmissione di Valori culturali in Algeria: uno studio di caso sui giovani algerini. Rivista Internazionale di Media e alfabetizzazione informativa, 6(1).

Smith, D., Leonis, T., & Anandavalli, S. (2021). Appartenenza e solitudine nel cyberspazio: L’impatto dei social media sul benessere degli adolescenti. Rivista australiana di psicologia, 73(1), 12-23.

Sitografia:

https://www.nationalworld.com/lifestyle/tiktok-loyalty-trend-dangerous-test-experts-relationship-end-4512204

https://www.corriere.it/tecnologia/24_agosto_21/il-fenomeno-dei-loyalty-test-il-business-della-scarsa-fiducia-di-coppia-tra-siti-specializzati-e-influencer-836217e4-df47-4dd6-9575-4dee9d001xlk.shtml?appunica=true&app_v2=true

https://honey.nine.com.au/latest/loyalty-test-online-tiktok-cheating-trend-exclusive/44caca5a-f48f-4a12-971f-d031a08c362e


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Il “persecutore interno relazionale” ©AIPC2018

A cura dell’A.I.P.C. (Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia)

Il persecutore interno relazionale (P.I.R.) ©AIPC2018 è quella persona che viene vissuta come l’ostacolo che si frappone tra la persona e la felicità/libertà. Il P.I.R. si può strutturare durante le relazioni primarie. Il P.I.R. è il pilota automatico delle relazioni interpersonali, sin dalla scelta del partner e quando si rivela, spesso è troppo tardi.

Le persone che hanno più probabilità di rivestire il ruolo di P.I.R. sono i genitori e i fratelli e sorelle oppure tutti i componenti della famiglia. Nelle relazioni secondarie, i partner, gli amici, i colleghi e i conoscenti possono essere oggetto delle proiezioni dei genitori o dei fratelli.

La dinamica del P.I.R. è emersa prepotentemente nei colloqui condotti dai professionisti volontari del Centro Presunti Autori di reati violenti, un dipartimento dell’A.I.P.C. (Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia) fondato a Roma nel 2007, con numerosi uomini ristretti presso alcune Case Circondariali italiane per reati violenti contro partner e familiari.

Un trauma complesso relazionale che li avrebbe fatti vivere come dei sopravvissuti fino alla raggiunta felicità/libertà dopo l’eliminazione della persona che per loro ha rappresentato “l’ostacolo”.

Nei colloqui presso le Case Circondariali con l’applicazione del protocollo A.S.V.S i professionisti volontari dell’A.I.P.C. fanno emergere con gli strumenti psicodiagnostici e psicofisiologici i vissuti traumatici e la conseguente disregolazione, e con l’approccio clinico integrato fanno rientrare l’attivazione dentro la finestra di tolleranza, uno strumento efficace ed efficiente per contenere la recidiva.

I professionisti volontari dell’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia un ETS fondato a Roma nel 2001, in particolare, del Dipartimento Centro Nazionale Delitti Familiari, fondato a Roma nel 2013, raccolgono dati pubblicati dalle tastate giornalistiche nazionali, nei primi sette mesi del 2024 è merso che circa il 9% degli omicidi commessi in Italia è stato commesso dai figli/figlie ai danni di un singolo genitore o di entrambi e circa il 3% dei tentati omicidi.

Il profilo più dettagliato dei figli/figlie autori di omicidi e tentati omicidi ai danni dei genitori è il seguente:

SESSO: nel 15% circa è una figlia e nll’85% circa è un figlio;

ETA’: nel 39% circa ha tra i 36 e i 53 anni;

AREA GEOGRAFICA: Nel 38% circa risiede nel Centro Italia.

L’A.I.P.C. organizza:

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Pillole AIPC dedicati alla Psicologia e alle Neuroscienze: Rubrica delitti familiari “FAMILICIDI primi sette mesi del 2024”.
È possibile visionare il video-post cliccando sul link:
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Pillole dedicate alla Psicologia e alle Neuroscienze a cura dell’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia

I video sono stati realizzati dai dottori e dottoresse in Psicologia che stanno svolgendo il tirocinio presso l’A.I.P.C. La pillola di oggi è dedicata alla Rubrica Delitti Familiari della settimana Pillola AIPC dedicata alla Rubrica sui delitti familiari settimana dal 22 al 28 agosto 2024. Info 3924401930.

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Lo sportello di ascolto ed orientamento dell’A.I.P.C. sul trauma relazionaleè dedicato a tutte le persone senza distinzione di genere e con il versamento di un contributo spese, una valutazione psicodiagnostica e psicofisiologica e training individuali, di coppia, di gruppo e familiari. Per chi si occupa o intende occuparsi di violenza con strumenti scientifici l’A.I.P.C. propone, con il versamento di un contributo spese, in presenza o a distanza, una formazione specialistica e una supervisione sia individuale che di gruppo.

Il numero unico A.I.P.C. è il 3924401930 attivo tutti i giorni comprese le festività natalizie dalle ore 12:00 alle ore 16:00 e la e-mail è aipcitalia@gmail.com.

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Ebook AIPC “Rubrica Delitti Familiari settimana dal 22 al 28 agosto 2024”

La rubrica Weekly riporta i casi della settimana e permette un monitoraggio ancora più costante, inoltre, è possibile correlare settimanalmente i casi di tutte le settimane dell’anno. La rubrica Delitti Familiari Weekly si aggiunge a quella mensile, trimestrale, semestrale e annuale. Info 3924401930.

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